Approvato il Def 2024. Pil all’1%, il debito sale al 137,8%. Testo inviato alle camere.

Approvato il Def 2024. Pil all’1%, il debito sale al 137,8%. Testo inviato alle camere.

“Il debito pubblico in risalita previsto dal Def”, ha spiegato il ministro dell’economia e delle finanze Giancarlo Giorgetti nel corso di una conferenza stampa, “è pesantemente condizionato dai riflessi per cassa del superbonus nei prossimi anni” ma dopo il 2026 dovrebbe iniziare a scendere.

Nella Nadef (nota di aggiornamento del documento di economia e finanza che consente di aggiornare le previsioni economiche e di finanza pubblica in relazione alla maggiore stabilità e affidabilità delle informazioni disponibili sull’andamento del quadro macroeconomico relativamente al primo e secondo trimestre dell’anno) il Pil programmatico per quest’anno era al +1,2%, il debito al 137,8% quest’anno, per poi aumentare al 138,9% nel 2025 e al 139,8% nel 2026.

Il consiglio dei ministri ha approvato il Documento di economia e finanza.

Il Documento di economia e finanza (DEF) costituisce il principale documento di programmazione della politica economica nazionale, che traccia, in una prospettiva di medio-lungo termine, gli impegni, sul piano del consolidamento delle finanze pubbliche, e gli indirizzi, sul versante delle diverse politiche pubbliche, adottati dall’Italia per il rispetto del Patto di Stabilità e Crescita europeo e il conseguimento degli obiettivi di crescita intelligente, sostenibile e solidale definiti nella Strategia Europa 2020.

Il DEF enuncia, pertanto, le modalità e la tempistica attraverso le quali l’Italia intende conseguire il risanamento strutturale dei conti pubblici e perseguire gli obiettivi in materia di occupazione, innovazione, istruzione, integrazione sociale, energia e sostenibilità ambientale definiti nell’ambito dell’Unione europea. Nel corso degli ultimi decenni i documenti programmatici hanno assunto sempre di più un ruolo chiave nella definizione ed esposizione delle linee guida di politica economica del Paese.

Il Ministero dell’Economia e delle finanze ha inviato alle Camere il DEF approvato ieri mattina dal Consiglio dei ministri.

Tuttavia quello che ha registrato il via libera del Cdm è un Documento di economia e finanza che indica solo il quadro tendenziale, e quindi è destinato presto a cambiare: nel testo non ci sono le stime programmatiche che rappresentano la direzione in cui il Governo intende muovere. «La mancanza del programmatico è un fatto non nuovo, verificatosi già in 4 precedenti», ha ricordato il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, intervenuto in conferenza stampa al termine della riunione dell’esecutivo a Palazzo Chigi. «Le nostre previsioni sono viste in ribasso rispetto alla Nafef per la crescita, passiamo a una previsione dell’1% in diminuzione dello 0,2% rispetto a quanto previsto l’anno scorso», ha aggiunto il ministro dell’Economia. Si tratta di «previsioni assai complicate da fare per un quadro di carattere internazionale e geopolitico complicato».

Commissione Ue: ok a Stati per piani stabilità più snelli

Il portavoce della Commissione europea Veerle Nuyts nel corso del briefing quotidiano, interpellata sul Def italiano quest’anno in versione più snella con i soli dati tendenziali, ha chiarito che Bruxelles «riconosce che gli Stati membri si stanno concentrando sulla preparazione di piani strutturali di bilancio a medio termine. I servizi della Commissione sono stati in contatto con tutti gli Stati membri e li hanno informati che nelle attuali circostanze non richiederanno agli Stati membri di rispettare le linee guida sul formato e il contenuto dei programmi di stabilità dei programmi di disabilità e convergenza» da presentare in aprile.

Il Def tendenziale: debito sale ma resta sotto 140%, nel 2024 è al 137,8%

Tornando al Def, il debito è al 137,8% quest’anno, per poi aumentare al 138,9% nel 2025 e al 139,8% nel 2026. Così, nel quadro tendenziale del Def, l’unico indicato nel Documento approvato dal cdm, il debito inverte la rotta rispetto al sentiero di discesa indicato nella Nadef, anche alla luce del dato del 2023 chiuso, in base ai dati Istat con un calo deciso, al 137,3% del Pil. Nel quadro programmatico indicato nella Nadef in autunno, il debito calava progressivamente dal 140,1% del 2024 al 139,9% del 2025, fino al 139,6% del 2026.

Giorgetti: obiettivo replicare taglio cuneo anche nel 2025

«La decontribuzione che scade nel 2024, intendiamo assolutamente replicarla nel 2025, questo è il vero obiettivo che ci poniamo quando andremo a definire il Programma strutturale», ha spiegato Giorgetti. Il responsabile del Mef ha ricordato che il debito pubblico in risalita previsto dal Def «è pesantemente condizionato dai riflessi per cassa del superbonus nei prossimi anni» ma, ha aggiunto, successivamente al 2026 «comincerebbe a scendere»Giorgetti.

«Se serve interverremo ancora sul Superbonus»          

«Voglio riportare esattamente gli obiettivi programmatici della Nadef, la proiezione del 2025 e 2026: se necessario interverremo ulteriormente sul decreto legge oggi all’esame Parlamento». Così Giorgetti ha risposto a chi gli domandava se per mantenere il percorso di deficit rifinanziare la decontribuzione ci sarà un nuovo intervento sul superbonus. «Quando si farà la legge bilancio si troveranno forme per confermare» la decontribuzione, ha aggiunto, «perché è la priorità numero uno». «Quello che non cessa adesso è la verifica e il controllo della bontà di questi debiti derivanti dal superbonus, che ha già portato, ad oggi, a circa 16 miliardi di crediti annullati e sequestrati a vario titolo», ha aggiunto il ministro. «Questa operazione di verifica circa la bontà di tutti questi crediti vantati, o dichiarati tali, presso lo Stato continuerà e credo sia una delle parti più importanti dell’operazione di accertamento e di verifiche fiscali che dobbiamo fare quest’anno».

«Presenteremo nuovo Def anche prima 20 settembre»

Quanto alle prossime tappe, «Il termine per la presentazione del nuovo Def, il programma strutturale fiscale, è stabilito per il 20 settembre – ha annunciato Giorgetti -, ma è nostra volontà presentarlo anche prima, quando saranno disponibili tutti gli elementi, a partire dalla traiettoria tecnica» prevista per la «metà del mese giugno dalla Ue». «Questo Def – ha continuato il ministro – tiene conto delle decisioni, della rivoluzione delle regole bilancio fiscali in sede europea. Mancano le disposizioni attuative, le istruzioni per costruzione il percorso».

Sul Pnrr: «Dopo via libera scoppiata guerra in Ue, insisto per proroga»

Un passaggio dell’intervento del ministro in conferenza stampa è stato sul Pnrr. Sulla proroga dei tempi del Piano nazionale di ripresa e resilienza che consenta un orizzonte oltre il 2026 «ho già chiesto in Europa una proroga – ha affermato Giorgetti -: mi hanno sconsigliato, quindi io insisto. Non so se vi siete resi conto che dopo l’approvazione del Pnrr è scoppiata una guerra in Europa. A Bruxelles non vorrei che si facesse come a Roma, che la proroga si decide il giorno prima», sarebbe invece preferibile decidere con largo anticipo anche «per allentare la tensione e le pressioni sui prezzi». «Io faccio il ministro dell’Economia – ha poi continuato -, Gentiloni fa il commissario, Lagarde fa il governatore della banca centrale: posso esprimere il mio auspicio, è una bestemmia? Tra colleghi ministri tutti quanti ci diciamo questo, la commissione rimane ferma, chissà la prossima forse valuterà diversamente».

Gli altri provvedimenti sul tavolo del Governo

La riunione del Governo a Palazzo Chigi ha preso il via nella tarda mattinata. Oltre al Def, all’ordine del giorno del Cdm erano anche il disegno di legge per la ratifica dell’Accordo fra Italia e Albania sulla sicurezza sociale fatto a Roma il 6 febbraio scorso e l’esame preliminare un decreto legislativo con disposizioni per la razionalizzazione dell’imposta di registro, di quella sulle successioni e donazioni , su quella di bollo e degli altri tributi indiretti diversi dall’Iva. Sono previsti poi l’esame definitivo di un decreto del Presidente della Repubblica con modifiche del regolamento per l’esecuzione del Codice della navigazione, e l’esame preliminare di un altro decreto del Presidente della Repubblica sul regolamento di organizzazione degli uffici di diretta collaborazione del ministro dell’Agricoltura e dell’Organismo indipendente di valutazione della performance.

In Cdm tema scuole chiuse per feste religiose, si studia norma

È giunta fino al Consiglio dei ministri la questione delle chiusure delle scuole per feste religiose come il Ramadan, come nel caso dell’istituto di Pioltello: secondo quanto si apprende da più fonti, il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara avrebbe illustrato il tema ai colleghi spiegando di essere al lavoro su una soluzione. Una delle ipotesi allo studio sarebbe quella di una norma per evitare che le scuole autorizzino assenze legate a feste religiose se non in presenza di accordi tra Stato e confessioni religiose.

(fonte Il Sole 24 Ore)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *